Cologno Monzese 14 feb. ‘97
Caro Sandro,
rileggo, sulla rivista L’IMMAGINAZIONE RIFLESSA, la tua introduzione agli atti del convegno Il simbolo oggi del ‘94 e spulcio fra gli interventi, cercando di capire cosa si muoveva nella cerchia dei partecipanti, perché vi partecipai, cosa inseguivo con le mie domande ai relatori e, infine, cosa ci faccio nella tua Associazione... Orientandomi alla meglio posso simpatizzare (da tifoso culturale?) per l’”antiplatonismo” di Brioschi, afferrare alcune delle “questioni” interne (“tra fenomenologi”) o ritrovare “schieramenti” (quello tuo e quello di Romano Luperini.. ). Ma poi sono costretto a chiedermi: l’‘interdisciplinarità’ che senso può avere per me, che sono fuori o ai margini delle discipline? […]
Mi sono riletto con più attenzione l’intervento che tu definisci “storico e poi bruciantemente attuale” di Eco. A me non pare che Eco indicasse delle vie per uscire dalla “dannazione dello scrittore contemporaneo”, di cui (permettimi la malignità...) sembra godere più che soffrire. […]
Considero davvero un brutto sintomo il fatto che, nel suo Dialogo tra il Poeta e un Facitore di Rotocalchi, quest’ultimo si veda rimbeccato per il suo bisogno di attualizzare e politicizzare un testo letterario. E’ un’eresia? Non lo fece Eco alle origini della sua ascesa? […] E’ da ingenui e passatisti pensare che l’eccesso di simbolismo può portare all’occultamento di quello che una volta chiamavamo discorso “storico” e “sociale”? […] Non sarà il modo simbolico stesso a dover essere sottoposto a critiche più serrate? Non lo si è fatto a volte in passato? […] Mi scuserai se, per fretta e incompetenza, taglio con l’accetta.
Un abbraccio
Ennio
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