19 ott 2004
Caro A.,
cerco di mettermi con un po’ d’ironia nei panni di commentatore/suggeritore che mi richiedi.
Parto dal testo che mi hai mandato. Mi colpiscono a livello formale la chiusa di ben cinque strofe con un gerundio (evocando, lamentando,cercando, accecando,scivolando) e l’inizio di quattro di esse con il complemento di specificazione (Di gente, Di gente, Di guerre, Di volti).
Per quest’insistenza di forme ripetitive, il tono generale della poesia si fa, secondo me, depresso e pesante e non sembra riscattarsi nel finale con l’esclamazione (Ohilà!), che è subito smentita dal senso di ripetizione (Ogni giorno come l’altro).
Sul piano tematico la poesia mi pare costruita sul contrasto fra il tumulto della gente e la solitudine di un soggetto rintanato, desideroso di quiete. Ma il tema è come bloccato: il titolo sembra preludere ad una descrizione oggettiva (di strade, folla, ecc) che però manca. Che sia proprio un mercato domenicale è detto, ma non viene fatto vedere con qualche immagine. Anche l’aggettivo imbellettata dice poco della gente. Dall’uso che qui fai del linguaggio credo che nella tua poesia prevalga un orientamento riflessivo (e non narrativo o descrittivo o immaginativo) incentrato soprattutto sull’introspezione. Ma il soggetto pensante è innominato e impersonale. Queste sono le prime impressioni che mi vengono da questo testo, che non so se è estemporaneo o fa parte di una ricerca più insistita.
Per suggerirti qualcosa di più preciso dovrei avere altre notizie o esempi e capire come s’inseriscano nel tuo lavoro intellettuale, ecc.
Di questo potremo senz’altro parlare, se ne hai voglia. Importante è prendere sul serio quello che uno fa, anche se lui stesso lo trovasse insoddisfacente ( finché vivi, siamo sempre correggibili e perfezionabili...) o gli altri, scandalizzati, ironizzassero: ah, anche tu scrivi poesie!
Per ora un caro saluto
Ennio
Appendice. Testo esaminato
Mercato domenicale
In lontananza…
Nel silenzio
che come pietra
sui ricordi
le parole posa
Di gente imbellettata,
di un mercato domenicale,
nella distanza
del vuoto
il tumulto
Di gente,
nel suo niente dimenticata,
di giornate malinconiche
la fatica
evocando
Rintanato!
avulso!
il cuore
l’ingiustizia antica
lamentando
In un mare calmo,
l’anima,
di un riposo dolce,
la quiete
cercando
Di guerre
il ruggire,
come eco atroce,
lo sguardo
accecando
Di volti ,
grida
su stanchi occhi
lacrime
scivolando
Eppur viviamo
Ohilà!
Ogni giorno come l’altro
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